di Giuseppe Longo

La vitivinicoltura del Friuli Venezia Giulia ha perso in questi giorni il suo “patriarca” al quale deve molto, perché con i suoi grandi e inimitabili vini ha contribuito in modo determinante a farla conoscere in tutto il mondo. A una gran bella età, raggiunta in piena salute, se ne è andato infatti Angelo Jermann, che quel titolo – riferito al vitivinicoltore bravissimo, innovatore di primo livello, ma ovviamente anche alle primavere – l’aveva ereditato a pieno diritto da Livio Felluga, spentosi quasi due anni fa, ultracentenario. Angelo ne aveva compiuti invece 95 il primo settembre – era nato proprio lo stesso giorno di Livio, soltanto nove anni dopo -, ma la perdita della moglie Bruna Pecorari, morta un mese prima, nei giorni di San Martino, e con la quale aveva condiviso oltre settant’anni di vita, l’aveva segnato così profondamente da seguirla dopo poche settimane. Un altro durissimo colpo per i figli Sylvio e Marcella.

Angelo Jermann con la sua inseparabile moglie Bruna. 

Proprio riferendo della scomparsa dell’amata consorte, avevo messo l’accento sugli enormi progressi compiuti da quest’azienda – fondata da un antenato giunto in Friuli dal Burgenland, la famosa zona viticola a sud-est di Vienna, ai confini con l’Ungheria, negli ultimi decenni del’800, quando c’era ancora l’Impero asburgico – che si è imposta all’attenzione mondiale con vini, ottenuti da “blend”, che sono delle autentiche pietre miliari. Uno fra tutti il Vintage Tunina che avevo avuto l’onore di degustare nei primi giorni di luglio assieme agli enologi riuniti a Trieste per il loro Congresso nazionale: un bianco prestigioso in cui si fondono gli aromi e i profumi di Sauvignon, Chardonnay, Ribolla gialla e Malvasia, come dire la tipicità locale, autoctona, delle ultime due varietà unita armonicamente a quella internazionale, ma consolidata in Friuli, delle altre due ottenendo una vera e propria “sinfonia” per la quale non si trovano mai abbastanza aggettivi per descriverla. E i premi non si contano.
In quella importante occasione triestina era stato proprio il figlio Sylvio a presentare alla foltissima platea riunita alla Stazione Marittima questo meraviglioso prodotto che, fresco di studi in Enologia, nelle prestigiose Scuole di Conegliano e di San Michele all’Adige, aveva creato con il padre agli inizi degli Anni Settanta. E i tantissimi tecnici della vite e del vino che l’avevano degustato – assieme al Terre Alte di Livio Felluga, altro capolavoro del Vigneto Fvg – erano rimasti letteralmente incantati.

Il Vintage Tunina 2015 degustato dagli enologi in luglio a Trieste.

Angelo Jermann ha quindi chiuso la sua laboriosa “giornata” con la grande soddisfazione di aver creato un’azienda modello – dal nucleo originario a Villanova di Farra, in riva all’Isonzo, si è aggiunta una decina di anni fa la nuova, stupenda cantina di Ruttars, in quel di Dolegna, sul Collio – che ora è completamente nelle salde e capaci mani di Sylvio. Un imprenditore geniale – applaudito ieri sera a Corno di Rosazzo dagli enologi Fvg riuniti per la cena di Natale, ricordandone appunto la presenza al Congresso di Trieste – che con la sua attività onora la memoria di papà Angelo. E pure quella di mamma Bruna che tanto ci teneva ai progressi della tenuta di famiglia. “Un’azienda – aveva scritto Claudio Fabbro proprio in vista della degustazione riservata agli enologi italiani del Vintage Tunina – che dialoga ogni giorno con il mondo, ma l’attenzione rimane sempre puntata sulle cose concrete che fanno grande un vino. L’amore per la terra, insomma, è la pietra miliare di questa azienda agricola, grande perla del Collio, rinomata per i suoi bianchi eccezionali ma anche per i suoi rossi robusti e da tradizione”. Un amore che Angelo Jermann l’ha dimostrato tutto alla sua terra, messa insieme ettaro dopo ettaro, ma anche al Vigneto Fvg in generale, al quale ha dato una mano decisiva per aiutarlo a progredire e a diventare famoso nel mondo. Per questo deve essergli riconoscente.

Angelo Jermann con la moglie Bruna e il figlio Sylvio tanti anni fa.

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In copertina, Angelo Jermann brinda col figlio Sylvio.

(Fotografie di Claudio Fabbro e della Famiglia)

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